venerdì 11 dicembre 2015

The MagicVolvoVan

Ogni tanto mi viene la voglia di prendere una macchinetta piccola. Qualcosa di agile, dinamico, veloce.

Un qualcosa con cui corricchiare, fare freni a mano nei parcheggi ghiacciati e magari anche qualche garetta di rallye. Una macchinetta da boci insomma, da sistemare, e da tirar fuori, da godere.



Poi però ci sono giornate come ieri, e allora mi ricordo il perché mi sono comprato una barca a vela. Il mio favoloso MagicVolvoVan. Perché in un bagagliaio solo ci possono stare scarponi, sci, imbraghi e corde. Una bici, vestiario, attrezzatura...e ancora c'é spazio per due persone. E quindi in giorni come ieri la mia scelta ha un senso. Non ci posso correre, non posso farci i freni a mano, ma può tranquillamente farmi da casa.

E allora chiudo il mio bagagliaio, la guardo, con occhi pieni di gioia, e me ne vado sorridendo! ;)

lunedì 30 novembre 2015

In montagna con Ennio



Negli ultimi mesi mi è capito di vivere la montagna quasi esclusivamente in solitaria e quasi sempre in velocità. Ma non per una scelta presa a priori, direi quasi più per un bisogno fisico che sentivo venire da dentro di me.




Ieri invece in montagna ci sono andato con Ennio, un vecchio amico, e nonostante volessimo fare un giro tranquillo siamo partiti da Trento alle 4:30 di mattina. Solo così abbiamo potuto godere di un panorama magnifico, quasi Himalayano.




Lascio giudicare a voi, ma secondo me ne è valsa la pena...





giovedì 22 ottobre 2015

Bocchette Alte




Era da qualche tempo che non mi svegliavo alle 5 di mattina. 
E se è per quello, era anche da un bel po' di tempo che non mi ritagliavo del tempo per andare in montagna. Ieri sera invece è stato diverso. Sono uscito dal negozio alle 19:30, ho respirato la fresca brezza che tirava tra le vie di Trento e mi sono detto: "Ok, è ora di andare in alto."

In effetti c'è anche da dire che l'ultimo periodo è stato un susseguirsi continuo di amarezze e gioie, piaceri e difficoltà. Come un altalenare impazzito a cui per fortuna sto lentamente dando un equilibrio. 

E allora, dopo quella boccata fredda d'aria, ho fatto lo zaino, ho preparato la macchina, e me ne sono scappato in Brenta.




Alle 5:30 esco dalla mitica Volvo V40, la nuova "customizzazione" che la rende un comodo camper ha funzionato a meraviglia. Bevo due sorsi di succo, quattro gocciole, inforco lo zaino e comincio a salire verso il rifugio Brentei. Frontale in testa e via in mezzo ai boschi. Passo le cascate, i prati di Vallesinella Alta, il Rif. Casinei e proseguo, a passo spedito, nei profumi e nell'oscurità del bosco.

Arrivo al Rif. Tuckett, poi scendo per riprendere il sentiero che porta al Brentei e poi verso la Bocca di Molveno. Sono le 7:30 di mattina, il cielo comincia a rischiararsi, e all'orizzonte la Presanella si tinge di rosa mentre i colori dell'autunno prendono vita tutt'intorno a me. L'allenamento non manca, sto andando via bene, mi piace!


Perchè alla fine, dopo tanto tempo che non vai in montagna, anche se continui ad allenarti, ti senti come se fosse la prima volta che lo fai, come se fosse una prova. Un po' come un infante, che muove i primi passi su un terreno sconosciuto, perché la montagna, l'energia, le meravigliose sensazioni che ti dà, che ti trasmette, quelle non le dimentichi mai. I movimenti, il passo, la fatica, quelli invece cambiano ogni volta, ogni volta è come un'esperienza nuova, soprattutto se sei fermo da qualche tempo.


Alle 9:30 sono al Rif. Alimonta.
Mi guardo attorno, camosci che saltellano lungo tutta la piana attorno a me.
Alle mie spalle il sole sta spuntando tra le pareti di calcare.
Per un istante sono quasi tentato di tornare indietro, ma poi la voglia di toccare la roccia prima che il freddo e l'inverno me lo impediscano di fa più forte, e riparto verso l'attacco della ferrata.


Superato il ghiaione che separa il rifugio dall'attacco mi imbrago, attacco i moschettoni al cordino d'acciaio e comincio a salire. Pestolo anche la prima neve di stagione, immacolata, fresca e scricchiolante sotto i miei piedi. Sorrido, come un bimbo felice.

 La prima metà della ferrata passa incredibilmente veloce, con passaggi aerei, scale esposte su verticali e creste di roccia coperte di neve.  Poi, qualcosa di magico succede: per un momento si alza anche il vento ed in un istante l'aria si riempie di milioni di piccoli cristalli ghiacciati che controluce brillano e riflettono mille colori, creando un surreale arcobaleno. Inspiro profondamente, mi godo il momento. Adoro la vita dell'alpinista, fatta di sforzi e fatiche, perchè basta un momento come questo, a dimenticare tutti i dolori ed a riempire il cuore con un'energia enorme.


Dopo l'arcobaleno di ghiaccio il terreno si fa più difficile. Non avevo calcolato così tanta neve e ghiaccio, né avevo previsto tutto quel freddo. Alcuni passaggi sono ormai da considerarsi quasi una scalata in invernale. Ma non ho con me ramponi o piccozze. Con molta attenzione e grazie anche ai continui allenamenti, riesco comunque a continuare nella progressione. 


Dopo i lunghi traversi su roccia ghiacciata e piccoli strapiombi spunto in cima alla Bocca di Tuckett, da cui si gode di una vista meravigliosa sulla valle sottostante. Mi siedo un momento a riposare, contento e quasi sorpreso, dalle abilità che temevo di aver perso e dagli sforzi fatti, dalle insidie superate focalizzando ed analizzando tutte le varie situazioni che mi si sono presentate oggi.
Sono le due di pomeriggio, è ora di tornare a casa.


venerdì 10 aprile 2015

Il gigante della Lanzoletta

Ogni avventura inzia da un pensiero, da un'idea. 
Ed ogni avventtura può partire da un'idea nuova, da un sentimento di scoperta, o da una voglia di ri-scoperta, o in un qualche senso di "omaggio".


E mi ricordavo, di tutte quelle volte che passando in Valsugana in inverno buttavo gli occhi verso i canaloni scoscesi della Cima XII e pensavo a come sarebbe stato bello scenderli con gli sci. 
E anche di tutte quelle volte che passandoci in macchina assieme a mio padre lui mi diceva: "Eh, pensati che nei primi anni settanta partivamo a piedi dalla Val di Sella, con due mazzi di pali portati a spalla fino in cima al canalone della Lanzoletta, e tra amici gareggiavamo l'ultimo gigante della stagione, alla fine di maggio."


 Così l'dea di sciarli, quei canaloni, si era fatta ancora più viva, ancora più forte, ma spesso, per via delle condizioni della neve o del poco tempo a disposizione non ero mai riuscito a realizzarla. 



Finchè Martino, amico da sempre, una mattina mi scrive: "Ehi, ho fatto un giro sopra la Lanzola l'altro giorno, ho visto il canale che sale al Portule e la neve sembra fantastica, che ne dici se ci facciamo un giro?"  
Quale migliore occasione?



E così, non senza sforzi nel salire, ci buttiamo giù per il canalone, come a voler omaggiare quelle storie sentite dai nostri vecchi in un'incredibile sciata di fine stagione.


venerdì 27 marzo 2015

Notte al Piccolo Colbriccon


Non mi svegliavo alle 3:40 da tempo. Perché fare stagione tante volte ti uccide, e non sempre riesci a fare tutto quello che vorresti. Ma é l'ultimo giorno di lavoro, e Giovanni mi ha fatto una proposta a cui non riesco a dire di no. Partiamo alle 4 da Malga Ces. Dopo trecento metri di pista ci buttiamo nel bosco, saliamo. La fatica fatta con gli sci larghi e lo zainone si sente, se avessi gli scietti da alpinismo andrei via molto meglio. La crosta di ghiaccio mi si rompe sotto gli scarponi e sprofondo nei cristalli leggeri. Arriviamo in alto, dobbiamo scendere. Quaranta metri di traverso ghiacciato, dove piantare le lamine, stando attenti a non scivolare. Arrivati in fondo saliamo bene, in mezz'ora siamo ai Laghi di Colbriccon. Mentre puntiamo alla vetta pian piano il cielo comincia a diventare chiaro. La neve é poca, spazzata via dal vento, costretti ci togliamo gli sci e cominciamo a salire a piedi. Dopo mezz'ora di salita é ora di tornare. Ci giriamo, togliamo e le pelli e ci dirigiamo a valle, mentre il cielo si tinge di bianco e ci addentriamo in un paesaggio lunare da fantascienza.


Rotoli giú dal letto. Strisci in soggiorno e ti vesti, stile robot, con movimenti automatici.